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Cambiare la cultura aziendale con l’effetto farfalla

8 gennaio 2021 by Luciano Garagna Lascia un commento

la mia nuova bici

Da dove iniziamo per cambiare la cultura aziendale?

Questa è la classica domanda che il Cliente mi pone quando si interroga su come introdurre nuovi approcci alla gestione dei progetti, dei team o più in generale dell’organizzazione aziendale.

Recentemente, grazie a un episodio personale, remoto rispetto alla mia professione di consulente e apparentemente casuale, mi sono ritrovato a riflettere sul significato delle mie risposte.

Ma in realtà nulla succede per caso…

La mia bici nuova

Tutto inizia leggendo un articolo sulla macchinosa procedura del clic-day per il bonus mobilità: mi incuriosisco e provo a inserire la mia domanda.

Detto, fatto! Ottengo il bonus bici, stampo il voucher e lo relego in un angolo della scrivania.

È il caso di precisare che da giovane ho macinato migliaia di km in bicicletta. Con gli anni sono però diventato automobile-dipendente e, a parte un paio di noleggi durante le vacanze, non salgo su una bici da più di vent’anni… ne possiedo una, ma è inutilizzabile e giace ricoperta di polvere in garage.

Ad ogni modo, dopo qualche settimana i giornali segnalano la prossima scadenza del voucher: a questo punto decido di visitare il negozio di bici più vicino, giusto per capire come potrei utilizzare al meglio il mio bonus.

Detto, fatto! Acquisto la bici.

La prospettiva del Consulente: il cambiamento è stato determinato da un evento esterno (il bonus mobilità) che ha fatto leva su un’esigenza già presente (avere a disposizione una bici funzionante). L’esigenza era però rimasta latente perché non considerata prioritaria.

L’effetto farfalla

E qui viene il bello, perché l’arrivo della bici innesca una serie di cambiamenti che sembrano verificarsi in modo autonomo e in buona parte imprevedibile.

Nel 1972 il meteorologo Edward Lorenz tenne una presentazione dal suggestivo titolo “Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?”. L’idea è che, in un sistema complesso, piccoli cambiamenti in alcune delle sue parti possono provocare grandi trasformazioni nell’intero sistema.

Il concetto non era nuovo ma la scelta di una metafora azzeccata fece entrare la locuzione nell’immaginario collettivo.

Nel mio personale immaginario, l’effetto farfalla è sempre stato associato al film Sliding Doors, interpretato da una giovane e affascinante Gwyneth Paltrow. Il titolo fa riferimento alle porte della metropolitana: il loro richiudersi, prima o dopo della salita della protagonista, produce due versioni drammaticamente diverse della sua vita.

La bicicletta diventa farfalla

E così succede che, a dicembre e con giornate plumbee, inizio a spostarmi in bicicletta ottenendo alcuni benefici non pianificati:

  • adesso percorro il tragitto casa-ufficio (circa 5 km) in metà del tempo che impiegavo in auto
  • risparmio almeno un litro di gasolio al giorno
  • non ho spese di parcheggio
  • il mio corpo si muove di più, utilizzando inoltre muscoli diversi da quelli abituali (quest’ultimo punto è evidenziato da indolenzimenti alle gambe)
  • l’esperienza è molto più divertente
  • inizio a fare qualche uscita per puro svago.

In sostanza, il ritorno dell’investimento sembrerebbe garantito sia in termini economici che di benessere psicofisico.

La farfalla provoca un tornado

Dal punto di vista puramente economico si verificano però alcune spese impreviste:

  • realizzo che mi serve un casco e poiché il rivenditore non ne ha nessuno della mia misura, torno a casa in bici a testa scoperta e in preda al panico. Investo ore nella lettura di tutte le recensioni immaginabili e finalmente trovo il mio casco ideale: svedese, leggero, probabilmente sicuro e soprattutto bellissimo…
  • ovviamente servono anche un lucchetto per bloccare la bici e un cavo d’acciaio per fissare la ruota a sgancio rapido
  • naturalmente acquisto anche una buona pompa per tutte le bici di casa
  • visto che ormai mi sposto solo in bici, mi procuro anche un nuovo zaino leggero e compatto
  • per evitare che il nuovo mezzo faccia la fine di quello della mia giovinezza scelgo anche un manuale per la manutenzione
  • adesso sto valutando quali attrezzi è opportuno tenere in garage…

In breve le spese accessorie superano quanto investito per la bicicletta e mi rendo conto che, nel mio piccolo, sto contribuendo a rimettere in moto l’economia!

È importante osservare che io non sono in balia del fato: semplicemente la decisione di realizzare un piccolo cambiamento (l’acquisto della bici) ha comportato il presentarsi di una serie di nuove opportunità.

È mia la responsabilità delle scelte da compiere (ho acquistato il casco e lo zaino ma non il portapacchi).

La prospettiva del Consulente: il fatto che si verifichino cambiamenti imprevisti e spesso sorprendenti non significa che questi non siano gestibili. È responsabilità del leader favorire i cambiamenti che sembrano contribuire a realizzare la ‘vision’ e frenare quelli che invece potrebbero rivelarsi controproducenti.

Cambiare la cultura aziendale con il kaizen

Bella storia, ma come si collega al cambiare la cultura aziendale?

Come consulente, dopo essere passato attraverso le disillusioni giovanili sulla fattibilità dei cambiamenti radicali, da molti anni seguo l’approccio dei piccoli cambiamenti che, sommandosi in modo cumulativo, producono una vera e propria trasformazione.

In poche parole ho adottato lo spirito kaizen. 

Ai clienti che mi chiedono di formulare rivoluzionari programmi per cambiare il modo di lavorare della loro organizzazione, rispondo proponendo in alternativa una strategia dei piccoli passi.

Il mio approccio consiste di 4 fasi super sperimentate presso decine di aziende. 

  1. Individuare un progetto pilota, di impatto significativo ma non troppo complesso: un’iniziativa che, anche se affrontata con l’approccio corrente, avrebbe comunque buone probabilità di andare a buon fine. Questo perché è fondamentale che il progetto pilota sia un successo!
  2. Selezionare un team di persone motivate al cambiamento, prive di pregiudizi e con una naturale attitudine a sperimentare nuovi approcci.
  3. Introdurre in modo graduale piccoli cambiamenti nella gestione del progetto pilota e nel modo di lavorare del team.
  4. Supportare il team sia tecnicamente (metodi e strumenti) che emozionalmente (supporto e incoraggiamento). In termini marketing potrei dire formazione e coaching 😇

L’effetto farfalla per cambiare la cultura aziendale

Fin qui tutto nella norma: sono ormai un paio di decenni che utilizzo l’approccio descritto nel paragrafo precedente.

Ma è solo negli ultimi anni che ho realizzato che tutta una serie di cambiamenti positivi, che avevo sempre considerato opera del caso, sono in realtà parte integrante del mio approccio al cambiamento.

Questa consapevolezza comporta un diverso atteggiamento: adesso avverto il Cliente che dobbiamo rimanere in attesa.

I cambiamenti, non previsti e spesso sorprendenti, si verificheranno di sicuro e noi dobbiamo essere pronti a influenzare la direzione che essi possono prendere.

Recentemente ho assistito alla repentina conversione di un sabotatore in promotore del progetto. Questa persona ha addirittura iniziato a introdurre strumenti innovativi, più avanzati di quelli originalmente proposti: naturalmente il Cliente ha incoraggiato questo tipo di comportamento.

In un altra circostanza un team ha proposto di acquistare una serie di strumenti che sarebbero sicuramente stati utili, ma non compatibili con il budget. In questa circostanza si è trovata una soluzione meno efficace ma più economica.

Qualcuno potrebbe inserire queste situazioni nel contesto del risk management.

Personalmente, preferisco pensare che per cambiare la cultura aziendale non si può fare a meno dell’effetto farfalla!

Letture laterali

Consigli per trovare ispirazione e spunti di riflessione, attraverso letture solo apparentemente lontane dal contenuto dell’articolo.

James Witts & Mark Storey: Il manuale della bicicletta

La mia recente passione ha portato con se anche la voglia di fare da solo la manutenzione della mia nuova bici e l’ambizione di sistemare le vecchie biciclette, coperte di polvere in garage.

Dopo un’approfondita indagine, ho scelto questo manuale perché parte dalle basi (come si chiamano le varie componenti della bicicletta), usa un linguaggio semplice, copre tutte le operazioni più comuni e le varie fasi sono illustrate da foto molto chiare.

In realtà ero tentato anche da un altro manuale ancora più completo, ma ho scelto questo perché tradotto in italiano (con la consulenza di bravi meccanici). Infatti, pur leggendo abitualmente in inglese, penso che per me sia importante acquisire il vocabolario tecnico che mi serve se, per esempio, devo acquistare un pezzo di ricambio o parlare con un rivenditore.

Per ora mi sono limitato a sfogliarlo e a leggere qualche capitolo: intanto ho capito che tipo di bici ho comprato (una hybrid) e quali sono le sue caratteristiche…

Comunque, prima di combinare disastri, raccomando di guardare con attenzione i bellissimi video del meccanico Lory Bart.

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